TAM old style

Dal 1926 che la TAMburelli Giacopuzzi costruisce tamburelli di pelle con il cerchio in legno.
 Un'arte antica e unica...nata dalle sapienti mani di Guido Giacopuzzi, tramandata a Sergio Zantedeschi che ancora oggi con passione e dedizione crea questi capolavori unici e inimitabili.

 CARATTERISTICHE:

Tamburello LEGNO/PELLE OMOLOGATO
 - Diametro cm 28
 - Cerchio in legno di Faggio, ottima resistenza
 - Spessore 1cm
 - Altezza cerchio 6 cm - Ribassato 5 cm
 - Rivestimento PELLE di CAVALLO 

  con concia tradizione By Giacopuzzi
 - Rifinitura nastro PVC metallizzato    (argento/oro/verde/rosso/blu/bronzo)
 - Peso 550
 - Logo come da tradizione su retro metodo tampografia.
 
 su richiesta possibilità di aggiungere:
- SOTTOMANO per migliorare impugnatura
- Maniglia base (tripla di pelle) con varie regolazioni
nb: VEDI ESEMPI SOTTO PAGINA
 

IMPORTANTE SAPERE :

ESEMPI di possibili difetti visivi sulla PELLE che non alterano le caratteristiche del tamburello, come scritto sopra essendo di origine animale la pelle può avere imperfezioni visibili e non visibili a occhio nudo!

Possono essere macchie,aloni, segni e anche colori dove viene marchiato il cavallo!

Lo sapevate che..

Racconti tratti dall'esperienza di Giacopuzzi Guido

Il Cerchio     

Per qualche tempo fu adoperato il noce, legno forte ed elastico,

aveva però il difetto di costare troppo, di trovarsi sul mercato in quantità  limitata e di avere un peso specifico un poò elevato; 

fu quindi sostituito dal faggio, molto più abbondante e che ad una particolare durezza univa una speciale adattabilità  alla curvatura. 

Il peso complessivo dell'attrezzo ha una importanza non trascurabile e nella resistenza allo sforzo dell'atleta e nella fallosità del gioco.  Il tamburello col cerchio in legno di faggio e con pelle di cavallo, partiva da un peso minimo di 430 grammi per arrivare ad uno massimo di 450 circa. Per quanto però il rendimento di un tamburello sia un poò in rapporto anche al suo peso, (l'elemento preponderante è sempre il tipo e la qualità della pelle di cavallo), tuttavia, l'esperienza insegna che, pur entro certi limiti, qui siamo nel campo delle predilezioni e delle abitudini individuali: c'è chi ama l'attrezzo leggero e chi preferisce quello pesante, cera chi limava il cerchio per togliere peso e chi aggiungeva placche di metallo.. tanti giocatori erano meticolosi e tanti indifferenti a tutto ciò.

Comperavano legno stagionato in tronchi o in tavole, di prima qualità 

possibilmente, in rapporto all'uso particolare per cui doveva servire: prima di essere trasformato in cerchi per i tamburelli questo legno doveva ancora riposare nel mio magazzino per circa un anno, per una seconda stagionatura: solo allora arrivava l'importante e difficile operazione della curvatura delle strisce vegetali.

Ogni cerchio nasceva dalla sovrapposizione e dall'incollatura di due giri di legno. Lo spessore di ogni cerchio, che andava leggermente decrescendo dall'alto verso il basso, era di 13-14 millimetri. Come si vede, anche per il legno, come per la pelle, la via da percorrere era lunga, dall'acquisto dei tronchi o delle tavole alla ristagionatura, dalla piegatura, all'incollatura dei due strati da cui ogni cerchio era formato.

La Pelle

La prima grossa difficoltà  si presentava subito al momento della scelta delle pelli per un impiego che era straordinario: questa operazione richiedeva particolare intuito e lunga esperienza. Ogni pelle era diversa dall'altra, così come ogni cavallo e ogni persona:  C'è per esempio il leggero cavallo da corsa e quello pesante da tiro, quello che ha lavorato molto e quello che ha lavorato poco, quello giovane, meno giovane e vecchio, e scendendo a caratteristiche sempre più personali e proprie di ogni animale, la tipologia potrebbe continuare. Così le pelli delle cavalle, come tutte le pelli delle femmine, erano più sottili, più morbide, rendevano di più nel gioco, una volta che fossero fissate sul cerchio. E dalla qualità della pelle dipendeva la sonorità  dell'attrezzo.

Anche le pelli qua e là  più o meno intaccate dal coltello dello scortichino, andavano scartate: rimanevano buone per diventare scarpe. Altre ferite esterne infine potevano essere prodotte dal prolungato uso di collari, dalle catene e dai finimenti che a lungo avevano sfregato sulla pelle dell'equino. Ripeto, bisognava possedere un' abilità  e un'esperienza tutte particolari per avvertire tutto ciò che potesse condannare a breve vita il futuro tamburello.
Siamo così arrivati al momento più importante del processo di lavorazione: la depilazione, le tre successive conce delle pelli, la triplice e sempre più delicata pulitura, occupavano tutta questa fase. Le formule chimiche qui si sposavano con le intuizioni suggerite dalla pratica, mentre il desiderio del nuovo spingeva a tentare talvolta vie inesplorate, per la gioia di dare sportivi attrezzi sempre migliori. Scordavo di dire che per la costruzione dei tamburelli era adoperata solo la parte anteriore di ogni pelle di cavallo che era la più eccellente e nobile dell'animale. Da ogni pelle di cavallo così ridotta si ricavavano in media da 8 a 10 tamburelli, di cui uno o 2 eccezionali. Quest'ultimi potevano lanciare la palla 7/8 metri in più degli altri, erano dati solo dalla pelle sottile e striata di nervature, ritagliate sulla spalla e sul petto.


SOTTOMANO e MANIGLIA

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